Gli Stati Uniti proteggono l'uomo che finanziò i ladri di Hacking Team
Gli Stati Uniti proteggono l'uomo che finanziò i ladri di Hacking Team. 

Stringi stringi la vicenda è questa: una azienda italiana è stata fatta fuori attraverso il furto di un software importantissimo e decisivo per le proprie sorti, ma gli Stati Uniti non vogliono consegnare i materiali sequestrati e nemmeno le rogatorie. Il caso sta generando commenti e reazioni non solo in Italia, ma un po' in tutto il mondo. C'è grande riserbo attorno all'identità del protagonista di questa gigantesca hackerata, ma man mano che i media vi si soffermano sopra, i contorni iniziano a delinearsi. Quello inscenato però dagli Usa, in termini calcistici, potrebbe tranquillamente essere definito come un grande "catenaccio".

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Eppure le autorità italiane sono riuscite ad individuarlo...

Si tratta di un trentenne cittadino americano di origini iraniane, e sarebbe proprio lui l’uomo che avrebbe finanziato l’attacco con cui degli hacker hanno violato i server dell’azienda milanese Hacking Team, impossessandosi del codice di Galileo, il software di intercettazione utilizzato per raccogliere dati che poi, per la precisione il 6 luglio 2015, gli hacker hanno pubblicato online.

L’uomo, sulla cui identità vige il riserbo, è un venditore di automobili di Nashville e, come hanno ricostruito gli inquirenti italiani, a cavallo tra il 2014 e il 2015 si è recato a Teheran e a Roma.

Il gip Alessandra del Corvo e il pm Alessandro Gobbis si sono attivati affinché le autorità americane perquisissero il domicilio del 30enne e sequestrassero il suo computer, riporta il Corriere della Sera, cosa che l’Fbi ha effettivamente fatto, ottenendo anche una parziale ammissione di responsabilità da parte del sospettato.

Ma tutto è sostanzialmente bloccato...

Il dipartimento di Stato americano infatti si rifiuta di consegnare il personal computer all’Italia, sostenendo senza troppe spiegazioni che non contiene informazioni particolarmente rilevanti.

Si parla tanto di cybersecurity, si scrivono tesi, si fanno convegni, ma se poi ci sono questi episodi a costituire precedenti e a impedire i processi, sembra che la si possa fare franca dopo un grande furto cyber...

Ricordiamo che Il software sviluppato da Hacking Team era usato dalle forze dell’ordine di un buon numero di paesi.

L’incursione con cui gli hacker hanno trafugato e poi pubblicato parte dei dati raccolti ha avuto conseguenze anche sul piano investigativo, tant’è che subito dopo il furto, alcune attività di intercettazione approvate dai pubblici ministeri, almeno limitatamente all’Italia, sono state sospese per cautela.

Il filone di indagini che ha portato al 30enne americano è in un vicolo cieco e, salvo colpi di scena che appaiono improbabili, non c’è possibilità di ingranare la retromarcia.

Il diritto italiano è abbastanza disarmato se si tratta di provare a forzare la mano al dipartimento di Stato Usa, almeno fino a quando le autorità non saranno in grado di provare che il sospettato è davvero coinvolto nel furto.

Un incidente probatorio che diventa pressochè impossibile da attuare, senza la possibilità di esaminare il suo computer.

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FONTI:

Per il contenuto: Individuato chi ha violato Hacking Team, ma gli Usa lo proteggono, wired.it, Giuditta Mosca, 12 Dicembre 2017.

Per l'immagine: www.we-news.com

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Articolo scritto da:

Mauro Suma, il Direttore Responsabile (leggi la sua biografia).